Che cos’è la tiroide? Perché è cosi importante?
La tiroide è una piccola ghiandola endocrina che si trova nella parte anteriore del collo che ha il compito di produrre gli ormoni tiroidei: triiodiotironina e tiroxina (dalle cellule follicolari) e calcitonina (dalle cellule C o parafollicolari, essenziale per il corretto metabolismo osseo). Per produrre gli ormoni tiroidei è essenziale lo iodio, una sostanza che il nostro organismo assume con la dieta ed il cui apporto giornaliero è stimato in circa 200 microgrammi. Gli ormoni tiroideo svolgono effetti ubiquitari grazie all’interazione con specifiche strutture recettoriali poste a livello di tutti i tessuti e la cui produzione viene regolata da un meccanismo di controllo a feed-back con il sistema ipotalamo-ipofisario. Questi sono responsabili della modulazione del metabolismo cellulare e della regolazione di alcune funzioni vitali, quali la respirazione, il battito cardiaco, la temperatura corporea, lo sviluppo del sistema nervoso centrale, l’accrescimento corporeo.
Quali sono le principali malattie della Tiroide?
Circa il 10% dei soggetti adulti, con una maggiore incidenza nel sesso femminili, soffre di una patologia della tiroide ed i numeri sono in continua crescita, collocandosi, per numero di casi in Italia, al secondo posto delle malattie endocrine dopo il diabete. Dal punto di vista funzionale, tali affezioni sono riconducibili a forme normo- ipo- e iperfunzionanti (a seconda della quantità di ormoni tiroidei prodotti), alle tireopatie autoimmuni e alla patologia nodulare benigna e maligna.
L’ipotiroidismo è una condizione caratterizzata da un’insufficiente azione degli ormoni tiroidei a livello tissutale che determina un rallentamento di tutti i processi metabolici. La carenza iodica è la causa più frequente di ipotiroidismo nel mondo.
È dovuto prevalentemente ad un difetto nella produzione ormonale da parte della tiroide per cause direttamente legate alla ghiandola (ipotiroidismo primitivo) e solo raramente è conseguenza di un alterazione dei processi di controllo ipotalamo-ipofisari (ipotiroidismo secondario e terziario) o di un ridotto effetto degli ormoni tiroidei sui tessuti periferici (ipotiroidismo da resistenza generalizzata agli ormoni tiroidei).
L’ipertiroidismo è una condizione dovuta ad una eccessiva produzione e immissione in circolo di ormoni tiroidei che determina un’accelerazione di tutti i processi metabolici. La causa più frequente e la Malattia di Basedow o di Graves, ma può essere anche conseguenza di altre forme di tiroidite o dal manifestarsi di un’autonomia funzionale di uno o più noduli (adenoma di Plummer e gozzo multinodulare tossico), dall’assunzione di un farmaco antiaritmico (amiodarone), dalla eccessiva ingestione di ormoni tiroidei e solo molto raramente può essere causato da malattie (adenomi) ipofisari.
La tiroidite cronica autoimmune linfocitaria o di Hashimoto rappresenta la causa più frequente di ipotiroidismo nelle aree iodio-sufficienti. È una infiammazione cronica della tiroide, dovuta a un processo autoimmune, cioè un’aggressione di autoanticorpi verso diretti contro alcuni costituenti delle cellule tiroidee. L’eziopatogenesi della malattia prevede una predisposizione genetica individuale (hanno una spiccata familiarità e colpiscono maggiormente le donne) e una interazione con fattori ambientali, ancora solo parzialmente noti (carenze dietetiche in selenio e vitamina D, farmaci, esposizioni a chimici ambientali, ecc). La maggior parte delle tiroiditi croniche decorre asintomatica per un lungo periodo, finché questa “autodistruzione anticorpale” porterà ad una graduale carenza nella sintesi ormonale e ad una conseguente comparsa di ipotiroidismo manifesto.
La patologia nodulare tiroidea rappresenta una problematica clinica molto comune nella popolazione. Studi epidemiologici hanno riportato che la prevalenza di noduli obiettivamente palpabili e/o individuati dallo studio ecografico del collo è in netto incremento. Di fronte al riscontro di noduli tiroidei devono essere stabiliti la loro natura, la loro funzione e quella globale della ghiandola ed i loro eventuali effetti meccanici sulle strutture adiacenti. L’importanza clinica dei noduli tiroidei riguarda prevalentemente la necessità di escludere la presenza di carcinomi tiroidei che si presentano nel 5-15% dei casi in relazione a sesso, età, storia di esposizione a radiazioni ionizzanti, familiarità ed altri fattori di rischio. La minor frequenza della patologia nodulare tiroidea riscontrata negli uomini non deve portare a trascurare questo aspetto. Recenti studi hanno infatti dimostrato che un nodulo tiroideo riscontrato in un uomo ha più probabilità di essere un tumore maligno ed inoltre che, in una sottopopolazione di soggetti in sovrappeso, si evidenzia nel tempo un rischio maggiore di aumento di dimensioni del nodulo tiroideo stesso.
Quali sono i disturbi più frequenti che indicano una disfunzione della Tiroide?
I segni e i sintomi clinici variano in relazione al grado di disfunzione ormonale e alla rapidità con cui questa si sviluppa.
L’ipotiroidismo risulta meno evidente e meglio tollerato quando si sviluppa gradualmente (passando frequentemente per quella fase definita di ipotiroidismo sub-clinico), rispetto a quando si sviluppa acutamente (es. tiroidectomia totale o sospensione della terapia tiroxinica).
Le manifestazioni cliniche dell’ipotiroidismo riflettono generalmente i due principali aspetti legati alla carenza di ormoni tiroidei: un rallentamento generalizzato dei processi metabolici che si manifestano con sintomi come stanchezza e facile faticabilità, sonnolenza, intolleranza al freddo, stipsi, aumento di peso, bradicardia, difficoltà alla concentrazione, depressione, alterazioni del ciclo mestruale e della fertilità ed accumulo di matrice di glicosoamminoglicani negli spazi interstiziali delle maggior parte dei tessuti (mixedema) che si manifesta con secchezza della cute, il rigonfiamento del volto, la macroglossia e voce rauca.
La sintomatologia dell’ipertiroidismo è dovuta all’accelerazione del metabolismo ed è caratterizzata da nervosismo, agitazione, insonnia, facile stancabilità, tremore degli arti, tachicardia, sudorazione, perdita di peso nonostante un aumentato introito di alimenti, alvo frequente, alterazioni del ciclo mestruale e della fertilità. Inoltre, nella malattia di Basedow può comparire una sintomatologia oculare caratterizzata dalla protrusione dei bulbi oculari (esoftalmo) che può aggravarsi fino a determinare alterazioni della motilità oculare.
Non esiste invece una chiara correlazione tra dimensioni della tiroide, presenza di noduli e sintomatologia lamentata dal paziente e la maggior parte dei pazienti con gozzo multinodulare è asintomatica. I sintomi lamentati riguardano essenzialmente la compressione delle strutture del collo o dello stretto toracico superiore (in caso di estensione retro sternale). I più frequenti sono senso di soffocamento e tosse stizzosa, disfagia soprattutto per i liquidi, difficoltà a dormire in posizione supina e soltanto in casi più gravi, come conseguenza della compressione tracheale, possono comparire dispnea, stridore inspiratorio e solo molto raramente la disfonia da paralisi del nervo ricorrente (in tale evenienza il sospetto di una neoplasia tiroidea è molto forte).
Perché è importante un controllo della tiroide in gravidanza?
La patologia tiroidea in gravidanza rappresenta un importante problema clinico per la sua discreta diffusione nel sesso femminile, il suo frequente misconoscimento, i potenziali effetti sul feto e sul neonato e per una certa tendenza ad un sovra o sotto-trattamento. Si ritiene che i disordini della funzione tiroidea comportino un aumentato rischio di aborto, parto prematuro o pretermine e complicanze neonatali per il feto. Pertanto, un approccio precoce risulta un aspetto di notevole rilevanza clinica considerando che i valori di funzionalità tiroidea per i quali viene suggerito un intervento terapeutico in gravidanza sono diversi rispetto a quanto riscontrato nella popolazione generale.
Sebbene non sia raccomandato uno screening di massa in donne con desiderio di maternità, viene comunque consigliato un dosaggio del TSH e degli anticorpi anti-tiroidei in alcune categorie di pazienti sub-fertili (età > 35 anni, sindrome dell’ovaio policistico, ridotta riserva ovarica o con storia di poliabortività). Nelle donne in età fertile, affette da patologia tiroidea, va discusso il tema delle future gravidanze, facendo presenti benefici e rischi di ogni opzione di trattamento e i tempi richiesti per poter intraprendere una gravidanza. Inoltre, argomento di particolare interesse, considerata l’elevata prevalenza di positività per gli anticorpi anti-tiroide e di ipotiroidismo subclinico, risulta lo screening nelle pazienti che iniziano un percorso di procreazione medicalmente assistita al fine di stabilire la scelta terapeutica più appropriata possibile.
Nei bambini quando e perché deve essere controllata la Tiroide?
Nel bambino si distinguono essenzialmente due principali disordini tiroidei che sono prevalentemente la conseguenza di una carenza ormonale.
Nell’ipotiroidismo congenito neonatale (1:3000 nati/anno), i sintomi comprendono una scarsa nutrizione ed uno scarso accrescimento. Lo screening neonatale si effettua di routine con un prelievo di sangue dal tallone del neonato in IIª-IIIª giornata di vita, permettendo una diagnosi precoce e di conseguenza l’inizio del trattamento entro il primo mese di vita, scongiurando gravi complicanze future. Nei bambini più grandi, i sintomi possono talora essere male interpretati e attribuiti alla crescita, all’adolescenza o a periodi di stress scolastico, manifestandosi con stanchezza, sonnolenza, ipersonnia, bradicardia o tachicardia, irritabilità e disturbi dell’umore, ma possono comprendere anche un ritardo di crescita, una pubertà ritardata, o entrambi.
Quali consigli sente di dare ai suoi pazienti?
Si crede comunemente che le malattie tiroidee producano effetti devastanti. In realtà, con poche eccezioni, le malattie tiroidee sono solitamente ben curabili e i pazienti a cui viene diagnosticato un problema tiroideo possono stare del tutto tranquilli.
Una visita endocrinologica con una accurata anamnesi ed esame obiettivo, unito ad indagini strumentali quali l’ecocolordoppler tiroideo e ad un prelievo di sangue per la determinazione dei livelli di ormoni tiroidei rappresentano le indagini di prima istanza nella valutazione della funzionalità tiroidea. Tali indagini consentono al medico, nella quasi totalità dei casi, di porre una immediata diagnosi di patologia tiroidea e di intervenire con una idonea e tempestiva terapia.